giovedì 3 ottobre 2013

Infinità finita

Era il 2005. 
Ricordo esattamente il giorno.
Era l’ultimo anno dei miei studi pisani.
C’è un momento ben preciso in cui un uomo deve fissare gli attimi sulla carta.
Ricordo di aver pensato questo mentre leggevo il suo libro in piazza santa Caterina.
Il racconto di un uomo nel suo delicato rapporto col tempo e con la memoria.

La ricostruzione di tasselli che riconosci essere tali solo quando ti fermi, solo quando ti concedi il lusso di pensare.
Per ragione, per noia.
O per dolore.
Il dolore di una morte improvvisa e la nascita di un “libro della memoria”.
La pace tra un padre ed un figlio che va oltre la carne ed il tempo.
Paul è il figlio, che cerca le tracce di un uomo che sembra non avere storia, che sembra non aver lasciato nulla prima, durante e dopo di sé.
Gli attimi son tutti qui.
Nell'invenzione della solitudine.
E nella sua accettazione, lontano dal rumore dei giorni.

Prima di ogni urlo, in fondo, c’è un silenzio.


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