giovedì 17 ottobre 2013

Etimologia semiotica illogica sentimentale

E’ notte fonda in questa libreria che non chiude mai.
E forse è la notte che mi fa volare tra le mani queste parole.
Ma non è del libro che parlo.
Non adesso almeno.
In questo momento, ad esempio, ho capito che quando amo troppo, non riesco a scriverne.
Non riesco a trovare i vocaboli giusti, i modi corretti e sufficientemente pieni , colmi, devastanti per parlare dell’amore pieno colmo e devastante.
Lo sospettavo, ma adesso l’ho proprio capito.
Ma stanotte ho voglia di parlare di lei.
Per cui perdonatemi se non saranno termini sagaci, ficcanti, inebriati. Li cercherò man mano, in questo viaggio.
Ne parlo come viene.
Innanzitutto chiariamo: io amo una donna.
Cioè se penso all’origine ed al senso vero non filtrato del concetto e della manifestazione di amore, penso assolutamente e senza titubanza alcuna a lei.
Cioè stanotte e tutte le notti ed i giorni che ho vissuto sino ad ora, l’amore ha i suoi occhi.
Verde diamante.
Ma non verde come i miei o come i tuoi.
Verde solo come i suoi.
 Ha il suo profumo, che non è mai troppo dolce o troppo forte.
Non sa di sandalo o violetta o buganvillee o di cacao amaro o di terra del deserto racchiusa in un cofanetto tutto a 19,99 €.
E’ il suo odore unico ed irripetibile che sa solo di lei e che non è mai stato, non è, e non sarà mai di nessun altro.
Mi manca.
Ma è una cosa così banale che mi fa schifo quasi imprimerla.
Mi manca perché quando una cosa ti riempie è inscindibile da te.
Per cui non voglio che questa pagina parli della banalità della mancanza, ma voglio che sia piena della presenza.
Lei è una si sveglia sempre prima di tutti. Si leva prima dell’alba stessa.
O forse non dorme mai.
Una volta da adolescente ricordo di aver letto una frase su un muro che faceva circa il tuo destino si sveglia sempre mezz’ora prima di te.
E ricordo di averle detto “ma allora tu sei pure più forte del destino?”.
Credo che lei abbia sempre avuto  il sospetto che io fossi non  proprio normale.
Ma non me l’hai mai fatto pesare.
Perché io la amo, ma lei di più.
Mi ama quando sbaglio. Quando mi vergogno.
Quando mi nascondo lei mi trova.
Quando stravolgo la mia vita, lei mi regala una raffica di vento.
Ed una mantellina fatta all’uncinetto, 'chè soffro un po’ di tonsille.
E lei lo sa.
Lei che ha asciugato le mie lacrime ma soprattutto ha cercato lì dentro dei perché.
Mi ha regalato degli stivali bellissimi, una collana con dei corallini rossi e la libertà di trovare da sola le risposte.
Lei sa lavare i piatti, accendere il fuoco, risolvere un problema con i triangoli di Tartaglia, preparare la ciambella e  seguire Cento Vetrine tutto insieme.
E la sera sul divano non si appisola.
Lei pensa.
E secondo me è vero.
Mi innamoro ogni giorno di più di lei e dei difetti.
Che sono suoi ma soprattutto miei.
Amare i difetti è un privilegio.
Mamma.
E’ ottobre.
Piove un po’, ma non fa ancora freddo.
Hai preparato già il pranzo per domani?
Che fai?
Hai surgelato un po' di funghi per quando torno a Natale?
Ah, ti piace questa?

poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

Lo farei adesso, ma facciamo che ti chiamo domani, va.






3 commenti:

  1. Bellissimo. Generalmente non rimango interdetto... Questa volta sì.
    Grazie, Mariano

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  2. alda merini era geniale. grazie per avercelo ricordato. audrey/amry
    PS: ci vediamo in settimana? ;-)

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  3. Grazie @Mariano...@Audrey si, of course!

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