giovedì 25 settembre 2014

I giorni felici della tua vita

C’è un tizio che ha la fissa della felicità. Non in senso letterario, filosofico. Non è che contempla le stelle limonando con una Kelly qualunque dai capelli rossi e urla al cielo "cielo quanto sono felice".
No
Arthur C. Brooks ha pubblicato sul New York Times un articolo su felicità e infelicità.
Che dice? In definitiva, quel che dicono il Dalai Lama, Gesù Cristo, la maggior parte dei filosofi e mia nonna: ama le persone, non le cose. Il materialismo non ti renderà felice, il successo, i soldi e la fama non ti renderanno felice, gli altri invece sì: amare parenti, amici, conoscenti, estranei e persino nemici è l’unica cosa che può garantirti la felicità, o almeno dissipare l’infelicità.
Nel suo articolo Brooks parte da Abd al Rahaman III, emiro del decimo secolo, il quale lasciò scritto che, dopo aver regnato cinquant’anni tra assolute ricchezze e onori, poteri e piaceri, aveva contato quanti giorni era stato felice in senso assoluto nella sua vita, e aveva concluso che erano stati quattordici.
Quattordici.
Ogni volta che leggo questo genere di riflessioni – sacrosante, per carità – da parte di qualche importante analista americano in primis penso che ste ricerche son sempre americane.
Poi ho pensato all’emiro. Un gioco irresistibile. Contare i giorni di assoluta felicità. Felici dal risveglio alla sera, pisolini compresi.
Felici senza macchie
La felicità, quella che non si misura a chilo, né a giornate ma a istanti, emozioni, squarci, confusi brandelli di immagini, sogni e ricordi: un giorno completamente e pienamente felice, dal momento del risveglio a quello in cui si va a dormire, non è scontato da ritrovare.
Io mi ricordo che se m’avessero detto che poi non le facevano più avrei comprato più scatoline del Mulino Bianco.
Ve le ricordate? Le scatoline che le aprivi e c’erano delle sorprese mai viste.
Io ero felice. O magari solo spensierata in quell’istante. Va a sapere
Qualcuno citerà nascita di figli, matrimoni e in generale innamoramenti (ricambiati, se no l’amore è un inferno), esami superati, successi professionali, viaggi, incontri, disgrazie scampate, dolori superati, ricordi legati alla contemplazione della natura.
Ma quattordici giorni completamente felici non sono uno scherzo.
Provate a contare.
Chi fa più di quattordici vince. Anzi ha già vinto.

2 commenti:

  1. io mi ricordo che erano talmente belle che non sentivo di meritarle e le regalavo a chi volevo bene

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