Domenica scorsa sono stata all’Ikea.
A 3 anni sognavo di disegnare un cerchio perfetto con un unico tratto. Come il tizio sulla confezione di matite colorate. E di riuscire a lavar bene le mani senza lasciare troppe tracce delle mie avventure pennarellistiche.
A 5 anni, di poter correre a perdifiato senza soffrire di epistassi (altrimenti detta emorragia nasale) che invece, ahimè, mi colpiva senza preavviso. Bastarda. Io a scuola materna ero quella che“Natalia non stare troppo al sole. Vedrai che con lo sviluppo questa cosa ti passerà”. Volevo essere una bambina normale. Ero invece quella che stava all'ombra guardando gli altri, fantasticando su cosa fosse "lo sviluppo".
A 10 anni sognavo di scrivere un libro. Come Jo di Piccole Donne (io sono, in realtà, Jo) (Non ridere)
A 13, di compiere un’importante scoperta archeologica. Come quelle raccontate da Piero Angela. Non mi perdevo mai una puntata di Quark. E scrivere un libro. Con la Olivetti di mio nonno.
A 16, scoprire i misteri della mente umana. Come Freud. E scrivere un libro. Come Pirandello. O come Kafka.
A 18, eliminare le ingiustizie sociali. Come Martin Luther King. E scrivere un libro. Come Pasternak. E comprare un parca verde.
A 20 di laurearmi in legge, imparare la Costituzione a memoria e diventare un po’ Perry Maison, un po’ Ally McBeal, un po’ Gaber e un po’ Salvatore Dalì. Che apparentemente non centra nulla. Però aveva dei baffi stupendi. E scrivere un libro. Come Foster Wallace. E come Cassano.
A 27 di essere donna senza doverlo urlare, di poter re-imparare a muovermi nel mondo camminando senza ombrelli, che tanto li dimentico nel primo bar. Senza rabbia, né rancore, ma con fossetta attaccata sulla guancia. E pure di poter piangere su un autobus senza dovermene vergognare. Di sorridere. E di scrivere un libro. Come Toni Morrison. ( E mi pare che quando c’avevo ventisette anni o giù di lì pure la D’Addario. Vabbè)
Adesso sogno di varcare l’uscio di casa ( e già questo è fico perché significa che ho le chiavi) abbandonare la borsa gigante a terra e gridare “amoreeee sono torn……..”
E scrivere tanti fogli da raccogliere per non fare troppo casino che la casa è piccola e la scrivania pure e….
Sono andata all’Ikea.
Mamme, per favore, lesson number five: un passeggino è un passeggino.
Non è un’arma impropria da utilizzare per farsi spazio tra i corridoi dai percorsi obbligatori indicati da frecce di gomma colorate.
Non è neppure un carrello in più.
Per cui tra un figlio sfinito ed un lenzuolo a righe KoprituttaKasa, per favore, date priorità al primo.
Salvo indicazioni contrarie dettate dalla bellezza del lenzuolo.
Cari papà: far finta che tutto ciò non accada o che non esista o che non sia mai esistito perché voi c’avete ancora 12 anni ed in quel momento non siete all’Ikea, ma sul campo di calcetto con Gino imitando Mazzola, è illogico ed immorale. Seppur bellissimo.
Mi servirebbe una cassettiera, un armadio con dei cassetti, un comodino con dei cassetti.
Che c’ho troppi fogli e troppi sogni tutti insieme, tutti mischiati in casa e per strada. E non ci stanno.
E la casa è piccola.
E la strada è piccola.
E bisogna far ordine.
Tra l’altro è ancora tutto un po’ di qua e un po’ di là.
Sul divano, per esempio, adesso c’è lei:
“Lo so, sembra niente, ma per me già capire che pullman devo prendere, dove passa e come arrivarci è un lavoretto”
il cassetto dei sogni ritrovato all'ikea...
RispondiEliminauna donna da amare.
piacevole da leggere nelle sue ironiche sfaccettature.
se il buongiorno si vede dal mattino, grazie.
Grazie Stefano...Sul ritrovamento dei cassetti ci lavoro da 30 anni...:-)
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