martedì 5 novembre 2013

Coiti interrotti

Entrano ed escono come si fa in rosticceria.
Le persone.
Nella vita, nei rapporti e in questa libreria fatta di pagine e di aliti impalpabili.
La gente.
Alle volte, da seduti, sembra di vivere la vita a metà.
Da metà vita in giù, intendo.
Come i giornalisti, quelli seri, con il tailleur blu o grigio coda di volpe di Londra, che si vedono in tv.
Che magari sotto la giacca sono in mutande.
Clemente Mimun potrebbe avere, ad esempio, solo i boxer di Natale di Calzedonia. Quelli che suonano al centro e che stonano anche il più banale dei Jingle Bells.
O Lilly Gruber indossare tutti i giorni una scarpa viola ed una gialla, e tu non lo sapresti mai e forse non lo saprebbe neppure lei.
C’è chi crede che dalla vita in giù non ci sia nulla.
E’ una vita di mezzi busti che aspettano delle gambe per correre da qualcuno.
Da quelli che entrano.
Entrano, sbriciolano panini e parole a caso su questa scrivania, alle volte un ciao, un buongiorno.E se ne vanno.
Ti chiedono come si intitola l’ultimo di Fabio Volo, se in famiglia è tutto ok . E se ne vanno.
E’ una vita di coiti interrotti vissuti dalla vita in su.
Pensa un po’.
Che leggi la trama degli altri non negli occhi, nelle loro strette di mano o nei vaffanculo durante un litigio, ma nei quarti di copertina.
Di cosa ti lamenti?
Se non sai capire la differenza tra un ti amo e un non ti amo più, solo perché non è scritta in una mail.
Cosa vuoi?
Se la vita ti dev’essere spiegata come fosse la legenda del Monopoli.
E la mancanza non la capisci solo perché anche un mezzo busto fa presenza.
E non comprendi la differenza tra un mezzo busto e un busto intero. Con le gambe pronte a correre.
Come si fa a non capire?
E’ così che funziona.
C’è chi i libri li legge e chi li scrive.
Chi gli arancini li sa filare, e chi li compra già unti in friggitoria.
Chi il pesce lo pesca e chi compra il merluzzo Findus.
E poi lì, in mezzo, ci sono un sacco, una miriade, una infinità, di sfumature, di colori.
C'è chi i libri non li scrive e non li legge, ma li compra soltanto.
Chi non ama la frittura e neppure gli arancini (lo so, è inspiegabile, ma c'è anche sta gente), chi il pesce non lo pesca ma odia i surgelati e quindi lo va a mangiare direttamente in Norvegia.
C’è un sacco di roba in mezzo, capisci?
E non sempre c’è il quarto di copertina per tutti.
Quindi bello mio, levati le scarpe di pelle sottile biodegradabile, lasciale sulla riva del tuo mondo perfettamente finto ed inutile che fuori c'è pioggia. E' Novembre.
Fuori ci son pozzanghere coperte di foglie secche, piscio di cane ai bordi. Ci son mozziconi di sigaretta gettati di fretta prima di salire sul tram. C'è sole che scalda e vento che penetra.
E devi ballare, camminare o correre per come viene.
C'è terra lì fuori, ci son scelte da fare e strade da percorrere, e non ci sarà sempre qualcuno pronto a prenderti in braccia per evitare che i tuoi pieni umanissimi si sporchino lì in mezzo.
O sai vivere o no.
Oppure puoi decidere di restare lì, dentro la teca dei ricordi, dove John Lennon e Lou Reed sono ancora vivi e mangiano insieme un kebab parlando di donne.
O sai vivere o no.
Lì non c’è sfumatura che tenga.
E non a tutti i perché c’è una risposta.
C’è chi lo sa fare e chi no.
Sono le differenze, mio caro.
Quelle spaventano i mezzi busti e che nutrono chi vive, così.

In piedi.

Amo ciò che di tenace ancora sopravvive nei miei occhi, nelle mie camere abbandonate dove abita la luna e ragni di mia proprietà e distruzioni che mi sono care, adoro il mio essere perduto, la mia sostanza imperfetta.


















2 commenti:

  1. le persone entrano ed escono dalle nostre vite, è vero. ma quando trovi quelle che rimangono... è meraviglioso!

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  2. Grazie cara! Ma...con questo bel sole, cosa ci permetterà di indossare il nostro novembre? :-)

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