martedì 31 maggio 2016

Promozione

Nel tardo pomeriggio, quasi preserata, di ogni dannatissimo giorno della settimana corro, con passo poco sportivo ma molto determinato, a prendere/recuperare mio figlio al nido.
Uno di quei nidi fighi, con le maestre sorridenti che cantano per ore ed ore in italiano ed inglese.
Quando mi han chiesto che canzoncina amava Giacomo, io ho canticchiato quella che lo fa scassare che fa"iettala a mmara, lu piscia, lu cana, lu cana muriu"....etc, però boh, non è inglese e manco italiano.
Forse non l'hanno capita.
Ed ogni dannatissima volta, nel tragitto, mi imbatto nelle mamme e nei bambini di tutte le scuole elementari e medie adiacenti (almeno tre).
Ieri è stato tutto particolarmente difficile.
Ero in ritardo, Giacomo mi mancava che mi sfriggeva il petto, iniziava a piovere (ormai sta andando avanti così da giorni) ed avevo il cellulare completamente senza soldi e scarico.
In più mi è apparsa in testa la fotografia del frigo.
Il vuoto. Il nulla. Il deserto.
Serata difficile, molto.
Mi era sopraggiunto il grugno pensoso/incazzato che mi sopraggiunge appunto quando sono pensierosa ed incazzata, che mi fa sgranare un po' più gli occhi e mi serra il labbro inferiore.
Un cesso insomma.
E, mentre ero in sta condizione, sento una vocina smielata e stridula "mamma, per la promozione allora ho deciso, voglio la play 4, con tale gioco (dice un nome in inglese che credo faccia ballare la bambine simulando i balletti di qualcuna che sgambetta nello schermo). "Ginevra, va bene, ora salta in macchina che piove, su".
Ginevra salta in macchina ed a me buuuum, mi è apparsa, accanto all'immagine del frigo di prima, l'immagine di mia nonna Lina, che ad ogni pagella, si avvicinava a me come se nascondesse un segreto solo per noi e, dal petto, tirava fuori una carta da dieci mila lire dicendo "attì, veni ca. Accacati a gelata".
Il tutto era inserito nel mio meraviglioso contesto che accompagnava ogni buon voto con parole del tipo " Brava, hai fatto il tuo dovere".
Per cui a me sta cosa da a gelata mi sembrava di meritarla abbastanza, come la birra per i muratori a fine lavoro.
Col tempo avrei voluto dirle "nonna guarda che ti fregano, cambia bar, il gelato non viene dieci mila lire, viene un sacco di meno.
Però a me ricevere i soldi, alla fine, piaceva.
Forse dentro la me bambina era già chiarissima l'idea che l'unico TFR possibile per me sarebbe stato il Tua Famiglia Regala, tu prendi.
Quindi decisi di mantenere lo stretto riserbo sul reale costo da a gelata .
Poi per me giugno era fatto di vestitini più leggeri, di giornate che si allungavano e dal fatto che potessi restare in villa fino alle otto di sera a vedere se quello più grande che mi piaceva sbucava da dietro l'angolo o no.
Non avrei mai chiesto come regalo una cosa dal valore di 400 euro per stare, a giugno, chiusa in salotto a ballare.
A giugno? In Casa? Fossi matta.
I miei genitori mi avrebbero riso in faccia. ma comunque, che ve lo dico a voi, a me non sarebbe piaciuto.
Io volevo solo avere un rossetto leggero da mettere di nascosto sotto il portone, un'amica con cui chiacchierare e leggere i Cioè sul muretto, una bella canzone da imparare a memoria.
E ballare. Quello si. Ballare in camera imitando Lorella Cuccarini.
Però poi uscire.
E ricordarmi di togliere quell'orribile rossetto rosa pallido prima di tornare a casa.
Tiè Ginevra, veni ca. Tiè, sono due euro e cinquanta. Se ti chiedono di più ti stanno fottendo.
Accatati a gelata.

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