Io sono una che con gli odori di solito, capisce.
Che strada prendere, quale abbandonare. Che cibo ingerire, cosa evitare.
Chi baciare e a chi stringere solo la mano.
Mi fido del mio naso, diciamo, che non sarà bellissimo, ma è il mio ed io ci voglio bene.
Gli odori sono un po’ le mie molliche da Pollicino, diciamo.
So distinguere, per farti un esempio, tre diverse traverse di via Garibaldi perché una sa di pane, una di crepes e l’altra di gelato.
Stamattina l’aria aveva l’odore della fine della scuola. Proprio quell’odore lì.
L’odore del giubbotto di jeans sbottonato e dell’ Invicta portata su una spalla sola (almeno fino all’arrivo al cancello di casa).
L’odore della pasta che si può fare col pomodoro fresco perché la conserva non serva più.
L’odore di quella dannata ultima interrogazione di matematica.
Ho l’odore delle gambe che un po’ tremano sempre e del cuore un po’ lanciato in aria che speriamo non cada.
Di quei sogni un po’ azzardati.
I sogni di fine maggio
Che l’anno prossimo allora è un anno importante.
Che inizio il liceo. Che ho come compagna di banco sempre lei ed i suoi occhi azzurri. Che ho preso un bel voto con la prof di francese. Che c’è quel ragazzo di quinta che mi prende un po’ in giro perché son piccola. Che inizio a studiare filosofia. Ho parlato di me in quel tema. Di chi volevi che parlassi scusa, con questa mano e questa penna ?Poi ho gli esami. Poi devo scegliere l’università.
Con quei sogni azzardati sempre aperti, mai rinchiusi in cassetti o nascosti sotto il materasso.
Sempre in degli scatoloni mai imballati.
Ed un pezzettino in tasca.
I sogni di fine maggio.
Che hanno l’odore un po’ leggero dell’aria che cambia e che, ci puoi scommettere, annuncia qualcosa.
Che poi, magari, ti sposi. E quel cuore lì è ancora che svolazza e che lotta e che vola e che ci crede.
All’ultima interrogazione di matematica, invece, non ci ho mai creduto.
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