mercoledì 13 aprile 2016

Da qui. Alla giusta distanza.

E' un racconto un po' diverso , oggi.
E' un racconto che non è un racconto, ma che parla.
Di cose, di storie, di persone.
Ed anche di me.
Stasera ho visto dall'alto, da molto in alto, una città, che non è la mia città.
Non è la città che ha udito il mio primo pianto natale. Non sono le piazze in cui ho sbucciato per la prima volta le ginocchia.
Non ci sono le panchine in cui son stata richiamata e fatta accomodare per scontare una punizione.
No.
Ma è la città in cui vivo.
Quella che mi ha cambiato la vita.
Per dirla tutta, quella che mi sta insegnato la vita che cos'è.
Sono salita in alto, in alto, che più in alto non si può. Sulla Mole. Di sera.
Una sera nitida, pulita.
Sembrava che la città avesse capito e si fosse imbellettata e data un filo di rossetto ed una spruzzata di Channel.
Che se guardi in basso, mentre sei su quell'ascensore lì, o ti senti mancare o fingi di essere l'Uomo Ragno, per darti un tono.
E poi,in effetti, quando si spalancano le porte, un po' supereroe ti senti.
Purtroppo io, essendo io, porto con me una serie infinita di disattenzioni, di istanti da disadattata, che non posso perennemente combattere.
Dunque ho deciso di conviverci.
Ergo, nel momento top della serata, quello in cui con la città minuscola ed illuminata avrei dovuto e potuto immortalare il tempus fugit,si è scaricata la batteria del mio mitico Nokia.
Per cui farò come facevo da bambina: chiudo gli occhi.
E scrivo.
Non ci pensi mai, finché qualcosa non te le sbatte dinnanzi al muso, quante cose possono essere comprese guardando da lontano.
E' come quella cosa che gli esperti con gli occhialetti tondi, colorati e di design dicono riferendosi alle opere d'arte, ossia che si comprendono meglio alla giusta distanza.
Sai. Ho rivisto il nostro primo bacio al Valentino. Te lo ricordi?
Era lì, ieri sera.
L'ho spiato da lontano. Era bello. Sapeva d'estate. Aveva proprio quel gusto di prato e della piadina allo speck che avevamo mangiato.
Ho visto la via che porta in stazione. Ed ho visto tutti i treni che ho preso.
Con la voglia di andar via, a volte.
Con la voglia di tornare, a volte.
A volte lì, a metà strada, piena di dubbi e con la valigia troppo pesante.
Ho visto il Sant'Anna. Ho visto il sudore di quella notte infinita di quasi un anno fa.
Fatta di paura e felicità. Che chi l'ha detto che i due opposti non possono convivere?
Quella notte in cui sei nato tu. Ma sono nata anch'io, con te.
Ho visto il mio trasloco, con tutti gli scatoloni, che mi han portata da via Natale Palli in Vanchiglia.
Le cene sul balcone di Laura in San Salvario.
Il teatro di quella serata bellissima terminata con una birra ai Muri.
Ho visto tutte quelle strade, le mie strade.
Viale dopo viale.
Lampione dopo lampione.
Io, che ho un pessimo senso dell'orientamento.
Ho ritrovato tutto.
E tutto è ancora da cercare.




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