Avrei dovuto scrivere una lettera per ogni cosa.
Che alle volte dovrebbero uscirti come se fossero degli scontrini dalla cassa della tua pancia, le lettere.
Ad esempio, quella volta che mi avevano detto che era morto Gesù.
Ed io piangevo, piangevo piangevo,. Avrei dovuto scrivere:
“Cavoli, gente! Ma perché non vi disperate un po’? Mi hanno detto che è morto un signore! Almeno un minimo di dolore. Cavoli! Per la morte ed anche per queste campane, che non sono campane, che non fatte di legno e che non so come si chiamino. Fanno paura anche a voi, vero?”.
La prima volta che ho avuto un libro tutto mio.
In realtà erano due libri: Pollyanna ed Il libro cuore. Era la fine della prima elementare e me li aveva regalati la mia maestra.
“Cara maestra, grazie. Pollyanna mi è piaciuto molto. Le pagine era lucide, colorate. Certo, lei un po’ sfortunata e con una zia un filino stronza. Cioè le mie zie non mi avrebbero mai trattata così. Credo. Poi per carità diventa buona, ok. Però a me le persone cattive proprio, in generale, non mi convincono. Il libro cuore? Mi ha lasciato due cose: il significato della parola “vedetta”, che non sapevo e poi ho chiesto a mamma se mi aiutava a cercarlo sul vocabolario e il vocabolario dice che è tipo una persona che si mette in un posto un po' nascosto e controlla, controlla controlla, sempre. Sta sempre con gli occhi aperti e non dorme mai e se c’è un pericolo la signora vedetta lo dice a tutti e tutti le credono.
Insomma dicevo, questa parola qui e poi Garrone. Simpatico. Ciao”
Il mio primo bacio, dalle suore.
Che tutti dicevano che mi si sarebbe spaccato il cuore in gola e le formiche si sarebbero trasformate in cigni ed il cielo si sarebbe tinto di tutti i colori della tavolozza di colori del pittore più grande di tutti i tempi e… Ed invece..
"Bo ciao, senti non so come iniziare. Senti guarda, di sicuro è colpa mia. Cioè sicuramente è così. Tu sei giusto ed io sono sbagliata. Sei carino, tutto montato con i pezzi giusti, ma io forse ho una malattia che non sapevo di avere: mi fa schifo la saliva.
O meglio, la tua, ecco. Mi ha dato fastidio. E non ho visto né i cigni, né i colori e manco le formiche, per cui mi sa che c’è qualcosa che non va. Che a me avevano raccontato che doveva funzionare diversamente. Per cui, ciao. E, vedrai, troverai quella giusta per te
(per inciso questa frase ha sempre portato bene perché i miei ex si son sposati tutti tutti).
La prima volta che ho cucinato.
Io tredici anni. Ilaria, lei, sette.
Io: la sorella maggiore. Ilaria, sempre lei, sempre sette.
Pentola- ce l’ho
Acqua- ce l’ho
Sale- ce l’ho
Pasta- pasta…pasta….cavoli è in alt….ok ok ce l’ho
- Che si mangia?
- Ili senti mamma ha già preparato il sugo che di sicuro è buonissimo maaaa... ti va se inventiamo una cosa tutta nostra?
- Siiiiiiiiiii
- Bene ecco a voi la pasta alla comm’esc!
- Alla?
- Alla comm’esc: comm’esc, esc
Ecco: “Cara Ilaria, lo so. Oggi la pasta era terribile. Troppo sale, troppo olio, troppo prosciutto, troppa provola che doveva amalgamare ed invece ha incollato tutto.. faceva schifo. Che nervi! E’ che questa cosa della sorella maggiore è una roba seria, sai? Ed io vorrei esserne capace. Perché poi tu un giorno vorrai , che ne so, vestirti come me, anche per una volta sola ma succederà. Il tuo primo rossetto sarà il mio rossetto. E mi sveglierai per un tuo incubo. E vorrai un mio consiglio per gli stivali da comprare a capodanno. Quando qualcuno ti ferità io dovrò dirtelo e tu forse mi odierai. Ma io dovrò dirtelo, capisci? E’ una cosa seria, capisci? Quando sbaglierò…e si mia cara…quando sbaglierò dieci, cento, mille paste, io ne soffrirò, perché avrò sbagliato davanti ad i tuoi occhi. Però Ilaria, vedi, comunque quel piatto, sbagliato o giusto, sarà sempre e solo tuo. Ci sarà sempre. Tu mi guarderai, ed io lo saprò già. Io ti guarderò, e tu lo sapevi già.
E quando forse un giorno andrò via di casa, no non adesso, adesso ho tredici anni, ma quando forse un giorno andrò via, bo, lascerò comunque sempre un pezzo di mio rossetto nel bagno. Ed un pezzo di cuore sotto il cuscino. Mettilo quando vuoi. Il rossetto e pure il cuore. Io sono quella che sono e sono l’unica cosa certa che ho. Ciao. Ps tvb”.
Avrei dovuto scrivere una lettera per ogni cosa e conservarle, come si conservano i biglietti dei concerti.
Adesso lo so. Adesso che ho nel mio cestino millemila carte appallottolate, con dentro mille vocali e consonanti appiccicate.
Stasera tutti a cena, distribuisco lettere ad uno ad uno.
Tranquilli: cucino io.
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