Arrotondando per eccesso, l'inverno è finito.
Arrotondando per eccesso, in fondo, meglio il gelo della grandine. Se cade sulla pelle il gelo, gela; la grandine (potrei dire grandina, ma vi stupirò)...livida, picchia, buca. E se non ci credete, ditelo alla Panda gialla che c'è sotto, in cortile.
Arrotondando per eccesso, l'inverno è finito.
Tira un po' di vento e c'è il sole.
Il primo, ma non ultimo e soprattutto visibile.
Si sente e sbrina.
Del nostro tempo rubato, delle tane in cui si siamo ficcati per chiedere rifugio, delle volte che non abbiam passeggiato in centro o sulla luna, il freddo se ne fotte.
E' marzo.
C'è chi tira le somme dell'IMU pagato a gennaio, chi tira pugni spaccando un tavolino, chi tira l'acqua e chi tira a campare.
L'inverno se ne fotte.
Lui è lungo ed è fatto di buio. Lui, l'inverno, di solare c'ha solo l'orario.
Ed i cappotti costano più dei costumi da bagno.
Ma l'inverno se ne fotte.
In fondo l'inverno, come i bambini, vuole solo una cosa: il Natale con la neve.
venerdì 14 marzo 2014
giovedì 13 marzo 2014
Come scontrini
Avrei dovuto scrivere una lettera per ogni cosa.
Che alle volte dovrebbero uscirti come se fossero degli scontrini dalla cassa della tua pancia, le lettere.
Ad esempio, quella volta che mi avevano detto che era morto Gesù.
Ed io piangevo, piangevo piangevo,. Avrei dovuto scrivere:
“Cavoli, gente! Ma perché non vi disperate un po’? Mi hanno detto che è morto un signore! Almeno un minimo di dolore. Cavoli! Per la morte ed anche per queste campane, che non sono campane, che non fatte di legno e che non so come si chiamino. Fanno paura anche a voi, vero?”.
La prima volta che ho avuto un libro tutto mio.
In realtà erano due libri: Pollyanna ed Il libro cuore. Era la fine della prima elementare e me li aveva regalati la mia maestra.
“Cara maestra, grazie. Pollyanna mi è piaciuto molto. Le pagine era lucide, colorate. Certo, lei un po’ sfortunata e con una zia un filino stronza. Cioè le mie zie non mi avrebbero mai trattata così. Credo. Poi per carità diventa buona, ok. Però a me le persone cattive proprio, in generale, non mi convincono. Il libro cuore? Mi ha lasciato due cose: il significato della parola “vedetta”, che non sapevo e poi ho chiesto a mamma se mi aiutava a cercarlo sul vocabolario e il vocabolario dice che è tipo una persona che si mette in un posto un po' nascosto e controlla, controlla controlla, sempre. Sta sempre con gli occhi aperti e non dorme mai e se c’è un pericolo la signora vedetta lo dice a tutti e tutti le credono.
Insomma dicevo, questa parola qui e poi Garrone. Simpatico. Ciao”
Il mio primo bacio, dalle suore.
Che tutti dicevano che mi si sarebbe spaccato il cuore in gola e le formiche si sarebbero trasformate in cigni ed il cielo si sarebbe tinto di tutti i colori della tavolozza di colori del pittore più grande di tutti i tempi e… Ed invece..
"Bo ciao, senti non so come iniziare. Senti guarda, di sicuro è colpa mia. Cioè sicuramente è così. Tu sei giusto ed io sono sbagliata. Sei carino, tutto montato con i pezzi giusti, ma io forse ho una malattia che non sapevo di avere: mi fa schifo la saliva.
O meglio, la tua, ecco. Mi ha dato fastidio. E non ho visto né i cigni, né i colori e manco le formiche, per cui mi sa che c’è qualcosa che non va. Che a me avevano raccontato che doveva funzionare diversamente. Per cui, ciao. E, vedrai, troverai quella giusta per te
(per inciso questa frase ha sempre portato bene perché i miei ex si son sposati tutti tutti).
La prima volta che ho cucinato.
Io tredici anni. Ilaria, lei, sette.
Io: la sorella maggiore. Ilaria, sempre lei, sempre sette.
Pentola- ce l’ho
Acqua- ce l’ho
Sale- ce l’ho
Pasta- pasta…pasta….cavoli è in alt….ok ok ce l’ho
- Che si mangia?
- Ili senti mamma ha già preparato il sugo che di sicuro è buonissimo maaaa... ti va se inventiamo una cosa tutta nostra?
- Siiiiiiiiiii
- Bene ecco a voi la pasta alla comm’esc!
- Alla?
- Alla comm’esc: comm’esc, esc
Ecco: “Cara Ilaria, lo so. Oggi la pasta era terribile. Troppo sale, troppo olio, troppo prosciutto, troppa provola che doveva amalgamare ed invece ha incollato tutto.. faceva schifo. Che nervi! E’ che questa cosa della sorella maggiore è una roba seria, sai? Ed io vorrei esserne capace. Perché poi tu un giorno vorrai , che ne so, vestirti come me, anche per una volta sola ma succederà. Il tuo primo rossetto sarà il mio rossetto. E mi sveglierai per un tuo incubo. E vorrai un mio consiglio per gli stivali da comprare a capodanno. Quando qualcuno ti ferità io dovrò dirtelo e tu forse mi odierai. Ma io dovrò dirtelo, capisci? E’ una cosa seria, capisci? Quando sbaglierò…e si mia cara…quando sbaglierò dieci, cento, mille paste, io ne soffrirò, perché avrò sbagliato davanti ad i tuoi occhi. Però Ilaria, vedi, comunque quel piatto, sbagliato o giusto, sarà sempre e solo tuo. Ci sarà sempre. Tu mi guarderai, ed io lo saprò già. Io ti guarderò, e tu lo sapevi già.
E quando forse un giorno andrò via di casa, no non adesso, adesso ho tredici anni, ma quando forse un giorno andrò via, bo, lascerò comunque sempre un pezzo di mio rossetto nel bagno. Ed un pezzo di cuore sotto il cuscino. Mettilo quando vuoi. Il rossetto e pure il cuore. Io sono quella che sono e sono l’unica cosa certa che ho. Ciao. Ps tvb”.
Avrei dovuto scrivere una lettera per ogni cosa e conservarle, come si conservano i biglietti dei concerti.
Adesso lo so. Adesso che ho nel mio cestino millemila carte appallottolate, con dentro mille vocali e consonanti appiccicate.
Stasera tutti a cena, distribuisco lettere ad uno ad uno.
Tranquilli: cucino io.
Che alle volte dovrebbero uscirti come se fossero degli scontrini dalla cassa della tua pancia, le lettere.
Ad esempio, quella volta che mi avevano detto che era morto Gesù.
Ed io piangevo, piangevo piangevo,. Avrei dovuto scrivere:
“Cavoli, gente! Ma perché non vi disperate un po’? Mi hanno detto che è morto un signore! Almeno un minimo di dolore. Cavoli! Per la morte ed anche per queste campane, che non sono campane, che non fatte di legno e che non so come si chiamino. Fanno paura anche a voi, vero?”.
La prima volta che ho avuto un libro tutto mio.
In realtà erano due libri: Pollyanna ed Il libro cuore. Era la fine della prima elementare e me li aveva regalati la mia maestra.
“Cara maestra, grazie. Pollyanna mi è piaciuto molto. Le pagine era lucide, colorate. Certo, lei un po’ sfortunata e con una zia un filino stronza. Cioè le mie zie non mi avrebbero mai trattata così. Credo. Poi per carità diventa buona, ok. Però a me le persone cattive proprio, in generale, non mi convincono. Il libro cuore? Mi ha lasciato due cose: il significato della parola “vedetta”, che non sapevo e poi ho chiesto a mamma se mi aiutava a cercarlo sul vocabolario e il vocabolario dice che è tipo una persona che si mette in un posto un po' nascosto e controlla, controlla controlla, sempre. Sta sempre con gli occhi aperti e non dorme mai e se c’è un pericolo la signora vedetta lo dice a tutti e tutti le credono.
Insomma dicevo, questa parola qui e poi Garrone. Simpatico. Ciao”
Il mio primo bacio, dalle suore.
Che tutti dicevano che mi si sarebbe spaccato il cuore in gola e le formiche si sarebbero trasformate in cigni ed il cielo si sarebbe tinto di tutti i colori della tavolozza di colori del pittore più grande di tutti i tempi e… Ed invece..
"Bo ciao, senti non so come iniziare. Senti guarda, di sicuro è colpa mia. Cioè sicuramente è così. Tu sei giusto ed io sono sbagliata. Sei carino, tutto montato con i pezzi giusti, ma io forse ho una malattia che non sapevo di avere: mi fa schifo la saliva.
O meglio, la tua, ecco. Mi ha dato fastidio. E non ho visto né i cigni, né i colori e manco le formiche, per cui mi sa che c’è qualcosa che non va. Che a me avevano raccontato che doveva funzionare diversamente. Per cui, ciao. E, vedrai, troverai quella giusta per te
(per inciso questa frase ha sempre portato bene perché i miei ex si son sposati tutti tutti).
La prima volta che ho cucinato.
Io tredici anni. Ilaria, lei, sette.
Io: la sorella maggiore. Ilaria, sempre lei, sempre sette.
Pentola- ce l’ho
Acqua- ce l’ho
Sale- ce l’ho
Pasta- pasta…pasta….cavoli è in alt….ok ok ce l’ho
- Che si mangia?
- Ili senti mamma ha già preparato il sugo che di sicuro è buonissimo maaaa... ti va se inventiamo una cosa tutta nostra?
- Siiiiiiiiiii
- Bene ecco a voi la pasta alla comm’esc!
- Alla?
- Alla comm’esc: comm’esc, esc
Ecco: “Cara Ilaria, lo so. Oggi la pasta era terribile. Troppo sale, troppo olio, troppo prosciutto, troppa provola che doveva amalgamare ed invece ha incollato tutto.. faceva schifo. Che nervi! E’ che questa cosa della sorella maggiore è una roba seria, sai? Ed io vorrei esserne capace. Perché poi tu un giorno vorrai , che ne so, vestirti come me, anche per una volta sola ma succederà. Il tuo primo rossetto sarà il mio rossetto. E mi sveglierai per un tuo incubo. E vorrai un mio consiglio per gli stivali da comprare a capodanno. Quando qualcuno ti ferità io dovrò dirtelo e tu forse mi odierai. Ma io dovrò dirtelo, capisci? E’ una cosa seria, capisci? Quando sbaglierò…e si mia cara…quando sbaglierò dieci, cento, mille paste, io ne soffrirò, perché avrò sbagliato davanti ad i tuoi occhi. Però Ilaria, vedi, comunque quel piatto, sbagliato o giusto, sarà sempre e solo tuo. Ci sarà sempre. Tu mi guarderai, ed io lo saprò già. Io ti guarderò, e tu lo sapevi già.
E quando forse un giorno andrò via di casa, no non adesso, adesso ho tredici anni, ma quando forse un giorno andrò via, bo, lascerò comunque sempre un pezzo di mio rossetto nel bagno. Ed un pezzo di cuore sotto il cuscino. Mettilo quando vuoi. Il rossetto e pure il cuore. Io sono quella che sono e sono l’unica cosa certa che ho. Ciao. Ps tvb”.
Avrei dovuto scrivere una lettera per ogni cosa e conservarle, come si conservano i biglietti dei concerti.
Adesso lo so. Adesso che ho nel mio cestino millemila carte appallottolate, con dentro mille vocali e consonanti appiccicate.
Stasera tutti a cena, distribuisco lettere ad uno ad uno.
Tranquilli: cucino io.
mercoledì 12 marzo 2014
Signor Sì
E’ un pensiero da poco che riemerge dai cassetti del tempo. Ora che il si ed il no dovrebbero avere dei margini chiari, precisi e delineati. Ora che ho, perché dicono così, gli strumenti per tutto.
Ero bambina ma piccola per davvero.
Avevo delle sopracciglia che Beppe Bergomi in confronto era andato da un fashion stylist, portavo i fuseaux (che adesso si chiamerebbero leggins) con i fiori stampati giganti, le fascette di lana per evitare l’otite (in realtà era precauzionale perché io non è che soffrissi di otite, vabbè), pensavo che mia madre fosse altissima perché la vedevo dal basso, e credevo un sacco a tutto e in tutto.
Credevo un sacco persino in me.
E poi credevo che ci fosse un signore antipatico, lavoratore indefesso, che non aveva a casa una bambina come me (o come te) che puntualmente la sera chiamava a casa e voleva parlare con il mio papà.
Il mio papà.
E se papà diceva Signor Si , era Lui e papà usciva e tornava a lavorare. Scappava dal Signor Si.
Però non credo volesse più bene a lui che a me.
Nella lista del “non voglio” avevo:
- Non voglio tagliare i capelli
- Non voglio mangiare i broccoli
- Non voglio mai lavorare con il Signor Si
E facevo un sacco di disegni su questo Signor Si, ma, soprattutto, speravo di non incontrarlo mai.
Che poi magari di notte faceva uscire anche me, ed io c’avevo paura.
Signor Si, signore.
E non aveva pietà.
Sinniorsì, si-no-si, Signor Si
Certo, son cambiate molte cose.
Ho tagliato, fatto ricrescere e ritagliato i capelli mille volte.
Adoro i broccoli, anche come contorno.
Poi fanno bene a tutto: colesterolo, anti tumorali, riempitivi, sostitutivi, palliativi.
Sono fichi i broccoli.
E bo.
Si, il signor si, giusto.
Bo, credo di averlo incontrato
Si.
Adesso ha il tablet .
Magari non fa più le telefonate, ma le call
Però si, l’ho incrociato. Non somigliava per nulla ai miei disegni.
Peccato perché disegnavo bene anche con i colori a cera.
Non aveva il cappotto nero e la barba lunga.
Era vestito bene, col profumo e la barba sempre fatta al mattino.
Viaggiava con un trolley e dentro di sicuro aveva un piccolo manuale su “come si fa a diventare così perfetti in 10 mosse”.
Ne fanno pochi così.
Cioè non tutti poi diventano il Signor Si.
Alcuni si fermano al Signor. Altri inciampano addirittura prima.
Tra una scala mobile e l’altra.
Che se sbagli direzione/verso, le scale mobili sono un’arma di distruzione di massa.
Ma se lo becchi, tranquillo, lo ricosci.
Ah e se lo becchi, fai quel che puoi.
Copriti bene se è notte e scudati bene se è giorno
A, per la cronaca, mia mamma è ancora altissima, anche vista dall’alto.
Ero bambina ma piccola per davvero.
Avevo delle sopracciglia che Beppe Bergomi in confronto era andato da un fashion stylist, portavo i fuseaux (che adesso si chiamerebbero leggins) con i fiori stampati giganti, le fascette di lana per evitare l’otite (in realtà era precauzionale perché io non è che soffrissi di otite, vabbè), pensavo che mia madre fosse altissima perché la vedevo dal basso, e credevo un sacco a tutto e in tutto.
Credevo un sacco persino in me.
E poi credevo che ci fosse un signore antipatico, lavoratore indefesso, che non aveva a casa una bambina come me (o come te) che puntualmente la sera chiamava a casa e voleva parlare con il mio papà.
Il mio papà.
E se papà diceva Signor Si , era Lui e papà usciva e tornava a lavorare. Scappava dal Signor Si.
Però non credo volesse più bene a lui che a me.
Nella lista del “non voglio” avevo:
- Non voglio tagliare i capelli
- Non voglio mangiare i broccoli
- Non voglio mai lavorare con il Signor Si
E facevo un sacco di disegni su questo Signor Si, ma, soprattutto, speravo di non incontrarlo mai.
Che poi magari di notte faceva uscire anche me, ed io c’avevo paura.
Signor Si, signore.
E non aveva pietà.
Sinniorsì, si-no-si, Signor Si
Certo, son cambiate molte cose.
Ho tagliato, fatto ricrescere e ritagliato i capelli mille volte.
Adoro i broccoli, anche come contorno.
Poi fanno bene a tutto: colesterolo, anti tumorali, riempitivi, sostitutivi, palliativi.
Sono fichi i broccoli.
E bo.
Si, il signor si, giusto.
Bo, credo di averlo incontrato
Si.
Adesso ha il tablet .
Magari non fa più le telefonate, ma le call
Però si, l’ho incrociato. Non somigliava per nulla ai miei disegni.
Peccato perché disegnavo bene anche con i colori a cera.
Non aveva il cappotto nero e la barba lunga.
Era vestito bene, col profumo e la barba sempre fatta al mattino.
Viaggiava con un trolley e dentro di sicuro aveva un piccolo manuale su “come si fa a diventare così perfetti in 10 mosse”.
Ne fanno pochi così.
Cioè non tutti poi diventano il Signor Si.
Alcuni si fermano al Signor. Altri inciampano addirittura prima.
Tra una scala mobile e l’altra.
Che se sbagli direzione/verso, le scale mobili sono un’arma di distruzione di massa.
Ma se lo becchi, tranquillo, lo ricosci.
Ah e se lo becchi, fai quel che puoi.
Copriti bene se è notte e scudati bene se è giorno
A, per la cronaca, mia mamma è ancora altissima, anche vista dall’alto.
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