Dionne Warwick, Stevie Wonder, Elton John, Gladys Knight cantano That's what friends are for.
Mi piace un sacco. Con fuori il buio ed immaginando cumuli di neve.
“A me le parole piacciono. Amo le frasi lunghe, i sospiri che non finiscono più. Mi piace quando, a volte, le parole nascondono quello che vogliono dire; o lo dicono in un modo diverso” .
Dicono che siano le nostre stesse mani ad annodare, tessere e sciogliere i fili della sorte
Che l'essere felici e l'esser tristi siano scelte che intraprendiamo più o meno consapevolmente.
Dicono un sacco di cose effettivamente.
C’è gente che quando dice, lo dice così bene e con lo sguardo così convinto, che sembra di saperlo sul serio.
A volte basta il gusto del gelato dopo un raffreddore che ti aveva impedito di sentire qualsiasi aroma a renderti felice.
Una pizza d’asporto verso casa di lui con le mani fredde.
Una lettera della tua amica fatta di cuori fucsia, stelline e tvb, risalente a prima che ti tradisse, prima che si truccasse così pesantemente volto ed anima, come fosse la peggiore delle puttane.
Anzi, chiedo venia alle puttane: loro vendono corpo e prestazione, non mettono all’asta amicizie.
E c’è una donna, che ho conosciuto, che tiene la sua felicità in una vecchia scarpa nascosta sul fondo dell'armadio: un assegno da 18.547.301 euro e 28 centesimi.
Durante l'estrazione del lotto, quella voce ha letto i numeri sui quali lei aveva puntato e che aveva scelto a caso tra date da ricordare, numeri di telefono affiorati d'un tratto e cifre scarabocchiate su una pagina consumata.
E' lei, proprio lei, ad aver vinto quella somma da capogiro. Adesso è la donna più ricca del paesino in cui vive e presto tutti la vorranno.
Tutti la guarderanno, la cercheranno, le offriranno dei caffè e dei sorrisi.
Dovrebbe essere felice, invasata da una voglia matta di darsi allo shopping più inutile e costoso, ma ha imparato che se qualcosa fa paura quella cosa non può essere la felicità.
Cioè non che la felicità, a volte, non ti blocchi le gambe e paralizzi il fiato.
Però non è paura quella.
E’ un po’ come la differenza che intercorre tra il sudore dopo una corsa ed il sudore dopo una colica da indigestione.
Così, anziché gridare ai quattro venti la sua fortuna, la nasconde accuratamente nell'armadio, lontana dagli occhi, lontana dal cuore.
Scrive liste infinite delle cose che non ha ma che vorrebbe avere, si nutre dei sogni che ha sempre sognato.
Scrive e riscrive cose grosse e di valore ma è come se in fondo, nel profondo, dove ristagnano le verità senza ammuffire, non volesse più di quel che ha.
Un papà che ogni sei minuti perde la memoria; una mamma morta troppo presto; due figli grandi e lontani; un blog e una merceria fatti entrambi di nastri e merletti; un marito rozzo e schietto, che la porta raramente in vacanza, che non le ricorda mai quanto è bella, ma che tuttavia c'è.
Sulla vetta e nell'abisso, nell'allegria e nel lutto. Lui è rimasto. Con le sue mani grosse e ruvide.Le cose che non ho…
Odio i fiori perché appassiscono, perché sono facilmente sostituibili: morti quelli li rimpiazzi. Son peggio dei papi, i fiori.
Non hanno radici e, se le hanno, se le son scordate.Le cose che non ho…
Non ho occhi senza lacrime e alle lacrime spesso non rinuncio. Quella è la mia acqua, che bagna.
Non hoNoh ho scatole in cui depositare le ansie, i ricordi ed i cappotti sotto la naftalina.
Non ho niente di cui mi debba vergognare, se non quando capita di avere gambe non perfettamente depilate al 15 di agosto, ma, per questo, c’ho Maria (grazie Maria).
Non ho conigli nel cilindro, anzi non ho né conigli, né cilindri.Un giorno dirò perché ho sempre odiato Alice e il suo cazzo di paese delle meraviglie.
Non ho assi nella manica.
Non ho baguette sotto le ascelle.
Non ho pifferai magici con cui attirare l’attenzione e non ho la memoria di super Vichy per cui, tranquillo, il dolore ogni tanto lo dimentico (bugia, ho una memoria incredibile. Chi mi circonda lo sa).
Non ho lo smalto sulle unghie e non ho neanche un cappello.
Vedi, io sono qui.
Sono tutto quello che ho e sono anche tutto quello che mi manca.
Leggetelo, attaccati al termosifone, con una tisana al finocchio (ops, colpa di real time).